CAPENAdi SIMONE IPPOLITI – Cinquecento chilometri l’hanno diviso per un intero anno dalla sua famiglia a Capena. Per Francesco quella di Venezia è stata un’esperienza importantissima, terminata però troppo presto, per una scelta societaria che ne ha complicato i piani: “Non è stato facile per la prima volta lontano da casa – racconta ai nostri microfoni – . Mi sono ambientato bene però, ho giocato sempre titolare e ho avuto sempre l’appoggio della mia famiglia. Struttura importante, società in crescita
che però quest’anno ha mantenuto la possibilità del convitto solo per i ragazzi della primavera. Per quelli della mia categoria (under 16), non era più previsto e vivere a Venezia senza quelle garanzie, non era più possibile.
Sarei rimasto volentieri un altro anno; alla fine sono andati via tutti tranne i ragazzi della città”. Un aspetto che riapre l’annosa questione legata al percorso di crescita di molti giovani italiani che non riescono a trovare spazio nel grande calcio: “Purtroppo nel nostro paese si investe poco sui ragazzi e questo poi si riflette sulle categorie maggiori” – spiega Francesco.

Ora il suo presente si chiama Viterbese Castrense, una realtà quella del Presidente Camilli in ascesa, con la chiara ambizione di centrare la serie B: “La prima squadra ha una rosa importante – racconta Francesco – ma anche il nostro è un bel gruppo e con me c’è Alessio (Braido ndr), di Capena anche lui. Sono certo che faremo grandi cose. Il mio obiettivo? Strappare una convocazione in nazionale under 17”.
E a proposito di Capena per un ragazzo così giovane, di 16 anni, la speranza di entrare un giorno nel calcio che conta passa anche per i suoi affetti: “Sono molto affezionato al mio paese. Purtroppo ora il calcio è un po’ fermo per la chiusura dello Stadio Leprignano. Punto a diventare un calciatore, sarebbe un orgoglio per me, per il mio paese e per i miei cari. Papà e nonna sono nati e cresciuti a Capena…”.

ECCO LA PAGINA DI QUI NEWS NELL’EDIZIONE DELL’11 OTTOBRE 2018

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