di SIMONE IPPOLITI/FARA SABINA – Se gli chiedi la musica preferita, viene fuori un Michael Jackson che per loro è un cantante retrò. Da questo ti accorgi che sono giovanissime: in due fanno 41 anni e al collo hanno già un bel po’ di medaglie. Atlete di pentathlon moderno, indossano fiere la loro divisa sportiva del corpo dei Carabinieri; una seconda pelle che le accompagna nel corso delle gare in giro per il mondo. Era il 1999 quando mamma Giuseppina mise in una borsa accappatoio, ciabattine e costumino, prese per mano la piccola Francesca e la portò al CONI di Montelibretti e da lì, in un certo senso, nacque tutto. Ero disperata – ci confessa – non ci volevo andare! (ride ndr) Poi da bambina ero un po’ rotondetta e non riuscivo un granché nell’acqua, anche perché nonno ha un’alimentari e non mancavano le scorpacciate di pizza con il salame.

Aurora, sua sorella, che all’epoca portava ancora il ciuccio, l’avrebbe raggiunta e seguita qualche anno dopo. Prima in vasca, poi la corsa con qualche prova di tiro con la pistola. Le due ragazze nel mondo dello sport crescono velocemente e cominciano ad essere seguite in queste ultime due discipline da Ivan Lo Giudice che indica loro la strada. Da lì si è cominciato a fare sul serio – ci racconta Francesca – non c’era più spazio per le scuse per non allenarsi. Sacrificio e dedizione che portano però anche le due sorelle ad attraversare dei momenti difficili – Proprio all’inizio – spiega Aurora – ho lasciato il nuoto per un anno. Non mi piaceva e anche se riesco bene, rimane lo sport che meno mi affascina. Le fa eco la sorella – Il nuoto? No, non c’è niente da fare. È uno sport bello da vedere ma non da fare. Ma se poi a sorpresa le chiedi quale è il loro sportivo preferito, ti rispondono in coro “Michael Phelps” uno che in acqua, a occhio e croce, ci sa fare avendo vinto 23 ori olimpici.

Imprevedibili quanto spontanee, le sorelle Tognetti (a precisa richiesta) cominciano a elencare i loro successi più importanti, con la tranquillità di chi prepara la lista della spesa – Un paio di mondiali e un altro argento – dice Aurora, Un oro e un bronzo agli Europei e un argento al mondiale – ricorda Francesca, che ci racconta anche la sua specialità – Senza dubbio è la scherma. A differenza di Aurora uso l’impugnatura alla francese. La mia è una tecnica più difensiva, di attesa. Gabriele Macioce è il mio attuale allenatore. Purtroppo invece – ci confessa – il mio tallone d’Achille è il tiro e dal 2013, dopo aver perso un mondiale, ho lavorato anche con uno psicologo per superare questo ostacolo.

Il pentathlon moderno infatti è uno sport multidisciplinare che necessita di grande concentrazione e stabilità mentale. La testa conta tanto – dice Aurora – conosco diverse atlete bravissime che si sono perse per una fragilità emotiva. A volte – aggiunge – è capitato anche per la difficoltà nell’equitazione. Disciplina particolare che esula dall’individuale – Nelle gare internazionali – spiega Francesca – i cavalli vengono assegnati a sorte, circa 20 minuti prima della gara. Per questo bisogna essere camaleontiche e sapersi adattare velocemente. Un po’ di fortuna aiuta sicuramente, perché una volta ad Aurora non capitò un cavallo…ma una mucca!

Era l’Europeo 2016 a Drzonków in Polonia, un imprevisto che fece scivolare di qualche posizione Aurora che si classificò terza, mentre l’oro fu conquistato da Francesca – Ancora mi tremano le gambe. Fu una vittoria bellissima, ma ciò che ancora mi fa venire i brividi sono gli ultimi momenti di gara quando tagliando il traguardo mi girai e vidi Aurora che aveva recuperato e stava centrando il bronzo. Essere insieme sul podio, con quella divisa, con l’inno nazionale che rimbombava: vincere insieme. È questo uno dei ricordi più belli da quando siamo atlete. Due ragazze che grazie allo sport hanno girato in lungo e in largo un po’ come si fa passando l’indice su un mappamondo che però, quando è ora di godersi un po’ di tranquillità, si ferma su un punto ben preciso. Borgo Quinzio è il posto che le ha viste nascere – Tornare a casa è bello, soprattutto con una medaglia al collo. Ancora oggi che sono adulta aspetto con emozione che arrivi la festa del paese – racconta Francesca con un sorriso a 54 denti – ricordo mamma quando da piccole ci portava a comprare il vestitino per l’occasione e la sera prima andavamo a dormire da nonna. Un’area familiare che le due ragazze si tengono stretta anche in gara, come confessa con occhio lucido Aurora – Questo è stato il primo anno in cui abbiamo gareggiato separate. Ho affrontato anche la mia prima esperienza internazionale senza Francesca al mio fianco e per questo abbiamo preso l’abitudine di scriverci sempre prima di una competizione: Facebook, Whatsaap… se non mi arriva un suo messaggio non riesco a dare il massimo.

Ora di tempo ne è passato e sembra difficile, vista la giovane età, immaginarsi tra 20 anni, quando ormai le gare saranno passato. Eppure le sorelle hanno le idee chiare – Voglio fare carriera nell’arma – dice con tono sicuro Aurora – non penso di rimanere nell’ambito sportivo. Già nel 2012 avevo dichiarato di volerne fare parte. Rimane fedele alla pedana invece Francesca che sogna un futuro nella scherma – Mi piacerebbe insegnarla, ormai è una disciplina della quale mi sono innamorata. Ovviamente è una carriera che vorrei intraprendere nell’Arma: entrare nei Carabinieri mi ha cambiata in meglio; io e Aurora siamo state le prime donne in Italia nella sezione Pentathlon a farne parte…Un vero onore! Ma se penso ai prossimi 20 anni spero anche di essermi portata a casa una medaglia olimpica. Ed ecco che la mente delle due ragazze si proietta a quell’immagine a cinque cerchi, lontana solamente tre anni – Le Olimpiadi di Tokyo – sentenziano all’unisono – se qualche tempo fa erano un sogno, ora sono un vero e proprio obiettivo. Da qui al 2020 Aurora e Francesca saranno impegnate in altre gare e avranno la possibilità di allenarsi con costanza e determinazione: gambe e cuore qui, testa a 10.000 km di distanza. Chissà se un giorno sui loro profili social le vedremo con bacchette e kimono a festeggiare qualcosa di unico.

 

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