Spesso quando vengono fatte delle domande ai propri figli si ricevono delle risposte sintetiche: “Come è andata oggi a scuola?” – “Tutto ok”; “Cosa hai fatto?” – “Nulla”. In realtà, nelle ore trascorse a scuola, è successo di tutto. I figli creano così il loro mondo privato dal quale papà e mamma si sentono esclusi. Un ragazzo adolescente sicuramente pensa che i genitori non capirebbero i suoi problemi. Molte volte però, alla base di quel “niente”, c’è proprio un’incomunicabilità che non è solo generazionale ma anche fatta, purtroppo, di assenze e lontananze dovute al continuo correre quotidiano. Ma cosa può fare un genitore dietro a quella porta che gli viene sbattuta in faccia? Potrebbe aspettare che quel portone ogni tanto si apra per chiedere aiuto e sostegno; provare a mettersi nei panni dell’adolescente e a comprendere le sue emozioni. Tutto ciò può essere un buon modo per creare una finestra comunicativa. È fondamentale essere esempi positivi e propositivi di identificazione per i figli ed è importante che le figure genitoriali adottino l’autorevolezza necessaria per instaurare relazioni autentiche di fiducia e non di sola subordinazione. Non bisogna dimenticare che i figli vanno capiti e accolti ma, allo stesso tempo, non dovrebbe venir meno il ruolo genitoriale che imponga dei limiti. L’adolescente non vuole divieti ma in fondo ne ha bisogno perché anche questi gli servono per definirsi e far sbocciare l’adulto che diventerà.
La sfida è dunque quella di essere genitori e, allo stesso tempo, educatori e trasmettere regole, doveri, valori e norme comportamentali da seguire, osservando e accogliendo bisogni e richieste, così da portare allo sviluppo di una personalità equilibrata del proprio figlio. I ragazzi accolgono gli insegnamenti dei genitori, rendendoli propri, quando li sentono accompagnatori sicuri e testimoni di ciò che insegnano. Da ieri, passando per oggi, fino ad arrivare a domani: genitori, tutto è possibile.
Ecco la pagina di QUI NEWS nell’uscita del 22 febbraio 2018
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