di LUCA PACCUSSE
L’incendio che si è sviluppato il 5 maggio, presso l’impianto di stoccaggio rifiuti della Eco X in via Pontina Vecchia, nel Comune di Pomezia, ha avuto probabilmente cause accidentali, ma forse era evitabile. Nei mesi scorsi i cittadini avevano denunciato un accumulo esagerato di plastica nel deposito, inoltre la struttura non disponeva di un sistema antincendio a norma. L’azienda non avrebbe neanche dovuto essere autorizzata dalla Direzione Regionale rifiuti del Lazio se questa si fosse accorta che la City Insurance, società con sede in Romania con cui si era assicurata la Eco X, aveva il divieto di stipulare contratti in Italia dal 2012, perché sprovvista di risorse finanziarie adeguate a pagare i sinistri. A preoccupare sono soprattutto i rischi per la salute dovuti alle sostanze nocive disperse nell’ambiente. La Eco X si occupava di smaltimento rifiuti industriali e speciali: carta, plastica, gomme, batterie, metalli vari. I primi dati raccolti nell’area dell’incendio dall’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale indicavano una percentuale di concentrazione di diossine e furani di 77,5 picogrammi per metro cubo, oltre 700 volte la soglia di rischio per la salute (limite indicato dall’Oms: 0,1 pg per m³).
I dati relativi ai giorni successivi hanno evidenziato una progressiva diminuzione della concentrazione delle sostanze inquinanti. “Diossina, benzopirene, idrocarburi e benzene sono tutti agenti cancerogeni o potenzialmente tali.” – afferma il Prof. Luciano Mutti, oncologo (University of Salford, Manchester) – “Il problema non è l’esposizione singola, ma cumulativa, che ha comunque altissime variazioni individuali. È chiaro che ogni esposizione che si avvicina a quella soglia è pericolosa”. La Asl RM 6, a seguito della scoperta della presenza di fibre di amianto nelle lastre di copertura dei capannoni dello stabilimento, ha chiesto la bonifica del sito, mentre all’Osservatorio Nazionale Amianto sono stati segnalati sintomi di bruciore agli occhi, nausea e vomito da parte di numerose persone. Nonostante le rassicurazioni delle istituzioni, pare comunque difficile che non ci siano tracce di amianto nell’aria, come spiega il Prof. Mutti: “Una struttura che lo contiene ed è danneggiata dall’incendio è chiaro che qualche fibra la perda”. E i dati rassicuranti degli ultimi giorni sugli altri inquinanti? Contano fino ad un certo punto, dato che i livelli di esposizione sono “un’alchimia giuridica che non ha nulla a che fare con la realtà biologica”, afferma sempre l’oncologo – “Ciò non toglie che in termini biologici, quando si è esposti a sostanze cancerogene nel corso di una vita, c’è un maggior accumulo. Motivo per cui i tumori vengono più frequentemente alle persone dai 60 anni in poi. Se tutti vivessimo fino a 200 anni probabilmente quasi l’intera popolazione avrebbe un cancro!”.