di SIMONE IPPOLITI / MONTOPOLI SABINA – Il 1977 è un anno importante per la famiglia Baiani. Renzo si innamora due volte: prima di suo figlio Renato appena venuto al mondo e poi di una Vespetta acquistata per la sua grande passione per i motori e per le corse. Quello “specialino” dovrà però aspettare quasi quaranta anni prima di entrare prepotentemente nella vita di Renato, ormai cresciuto, alle porte dei quaranta…. della serie non è mai troppo tardi e il fuoco della competizione è più che mai vivo: “Mi ci svegliavo la notte con la voglia di fare, di mettermi in gioco e mi chiedevo… che me posso inventà?!” racconta a Qui News Renato che si rimette in sella, compra un Vespetta e casualmente riceve una telefonata inaspettata: “Era Marco Romiti, storico e proprietario del museo della Vespa che mi voleva incontrare per chiedere se avevo ancora qualcosa di mio padre. All’inizio quasi lo snobbai, poi però mi inviò un libro con una foto di papà vincitore del settimo giro dei Tre mari nel 1959, una cosa grossa…”.
Perché non provarci? Renato viene a sapere che da lì a breve si svolgerà il 1° Campionato Regionale Laziale Vespa Gimcana 2016: “Parto all’avventura e sinceramente – confessa – non avevo molto chiare le regole!”.
Incredibile ma vero, alla fine delle 3 tappe (l’ultima a Fara Sabina), Renato sale sul gradino più alto del podio e molti, complimentandosi, gli chiedono: “Per caso conosci Renzo Baiani…?” A quel punto non rimane che alzare la serranda, dare un colpo di mano per togliere la polvere dallo “Specialino” e rimetterlo in sesto grazie a Giorgetto: “Un vero amico, si è inventato di tutto per mettere a punto il mezzo e, a volte, accontentando le più pazze richieste diceva: “È solo una cxxxo di vespa! Ma che te voi inventà?!”.
Alla fine il capolavoro è servito; frizione, freni, manubrio, lo “Specialino” è pronto e Renato sbircia con curiosità le gare a livello nazionale e punta il dito sulla Coppa Italia Ginkana. Da quel momento, il ragazzo di Montopoli si divide tra lavoro, famiglia e gare come una freccia impazzita su e giù per l’Italia, da Marsciano, ad Avellino, passando per Domodossola, Milano, Chiari, Reggio Calabria fino a Todi, dove Renato forte dei risultati maturati e di una super prestazione, vince il trofeo. “Grande risultato e grandi sacrifici – spiega Renato –. A volte qui in paese mi guardavano come un matto perché giravo col pick-up carico di birilli e pedane. Non è stato facile nemmeno trovare un posto per allenarmi”.
In solo due anni Renato è entrato di diritto nel mondo delle Vespette, fatto di tradizione e passione, come quella trasmessa da Papà Renzo. Ora l’obiettivo è di vincere l’assoluto expert, con l’ausilio del suo amico meccanico: “Stiamo lavorando sulla vespetta, anche se l’altro giorno Giorgetto garage mi ha detto “Io non te servo più, ora ti può essere più utile uno psicologo!”.