di SIMONE IPPOLITI/FARA SABINA – Roberto ha 12 anni e rannicchiato sul suo letto legge con curiosità un libro sulle bellezze del mondo regalatogli in occasione della prima Comunione. Tra vulcani, mari e montagne, ecco che lo sguardo si posa su una pagina in particolare: la Bonneville Salt Flats. “Un lago di sale completamente ghiacciato…ma come è possibile?” Si domanda incuriosito. “Un giorno ci andrò…”. Quella promessa fatta a se stesso ha trovato certezza qualche anno fa, quando un ormai 61enne, figlio di genitori pugliesi, nato e cresciuto a Roma, ma trapiantato a Passo Corese da circa 30 anni, è volato fino negli Stati Uniti per vedere con i suoi occhi quell’immagine stampata per troppo tempo nella sua testa. Quel sogno covato per 50 anni, finalmente è realtà e quella pianura infinita di sale, è teatro anche della Bonneville Speedway, una manifestazione che da più di 100 anni ospita gare di velocità per registrare record assoluti. Roberto Lombardi assiste per la prima volta a questo doppio spettacolo – È stato bellissimo – ci racconta in esclusiva – sono andato come spettatore, c’erano tanti appassionati provenienti da ogni parte del mondo e alcuni di questi con il proprio mezzo per tentare di stabilire un record del mondo.

A un certo punto – racconta Roberto – ho notato che alcune moto avevano delle regolazioni un po’ sballate su sospensioni e ammortizzatori di sterzo. Lì vicino a me c’era il team americano della Ducati e si sono accorti “che qualcosa ci capivo…”. Fui preso sotto braccio dal capo della scuderia Nicholas Genetti che mi mise in contatto telefonico per circa 8 ore con una parente di Siena che aveva il compito di tradurre i miei consigli ai meccanici americani. Una storia incredibile che trova il suo lieto fine il giorno successivo in gara – Grazie alle mie indicazioni e a qualche altra accortezza da adottare come la posizione corretta del pilota, il riscaldamento del motore, la Ducati ha centrato l’obiettivo battendo il proprio record personale di 4 miglia e mezzo. Mi hanno portato in trionfo.

Roberto con i motori ha un rapporto speciale. A 14 anni si diletta con chiave inglese e cacciavite per riparare e modificare i primi motorini, poi qualche anno dopo sale in sella – All’inizio un bel po’ di danni li ho fatti – scherza – ma è l’esperienza che dà i giusti insegnamenti. Ho corso per circa vent’anni su tutti i circuiti possibili e immaginabili. Ho avuto una Yamaha 350, ma la prima vera moto con cui ho gareggiato è stata la Morini 350, esattamente nel 1976. Ho avuto anche un box a Roma, in zona Montemario e aggiustavo qualsiasi tipo di due ruote. Poi mi sono trasferito qui a Passo Corese, dove ancora mi dedico alla messa a punto di moto che si preparano alla gara. Dalla sua prima visita negli States, Roberto nel corso di questi ultimi anni, rimane in contatto con il suo amico Nick postando su Facebook un video delle bellezze della sua terra, come la raccolta delle olive con tanto di accento sabino-inglese: “Hello Nick… five quintal of olive! Oil for you!”

Il volo per gli States non si fa attendere e lo scorso anno Roberto va a fare visita a Nick – Stava perfezionando una Suzuki e ha voluto la mia consulenza. Parlando del più e del meno è nato tutto. Eravamo in un classico portico di una casa americana “quelle che vedi nei film…”, con una birra davanti e Nick mi ha chiesto se fossi in grado di costruire una moto che potesse viaggiare ad alta velocità e spedirla negli USA. Dopo quel cin cin sono tornato in Italia, pensando che rimanesse una di quelle cose dette “tanto per dire”. Fu mia moglie invece a spronarmi e a convincermi a provarci. Da lì ho cominciato a comprare tutti i pezzi necessari per costruire una Morini 350.

Esattamente quarantadue anni dopo aver letto quel libro, Roberto sarà protagonista al Bonneville Speedway in sella alla sua “Pupa”, soprannome dato dalla moglie a quella bicilindrica che lo accompagnerà in questa fantastica avventura. Da Fara Sabina fino allo Utah: più di 9.000 km di distanza per tentare il record mondiale di velocità – Non nego che ci sono state un sacco di difficoltà – spiega Roberto. Alla fine posso dire di aver fatto gran parte del lavoro da solo. Ho ricevuto aiuto da chi vendeva determinati pezzi di cui avevo bisogno. Mi ha fatto piacere – precisa – l’entusiasmo che ho riscontrato qui a Passo Corese. Non me l’aspettavo. Abbiamo messo anche qualche locandina in giro per il paese per informare i concittadini di questa mia impresa. Roberto infatti sarà protagonista dal 26 al 30 agosto e avrà quattro giorni per tentare di registrare il record di velocità – La moto è stata provata ad aprile sul circuito di Vallelunga. Il motore va bene, ma non posso sapere con certezza che velocità raggiungerà… penso sui 190km/h. In pista sono riuscito a mettere fino alla terza marcia, non c’era abbastanza spazio. La Morini – continua – è già negli USA, io invece volerò il 21, mentre mia moglie e mio figlio mi raggiungeranno un paio di giorni prima della gara. Record o no, rimane l’impresa di un ragazzo di 64 anni che guardandosi allo specchio si sente ancora giovane e magari sorriderà, pensando al quel bambino che nella sua stanzetta con un libro in mano, già sognava in grande.

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