di ELEONORA FESTUCCIA/CAPENA – I nonni sono parte di noi, della nostra storia, ma anche di quella delle comunità che li hanno visti nascere e crescere. Conservare il loro ricordo e consegnarlo alle persone che vivono il territorio non significa solo ridare vita a chi non c’è più e ha dimostrato di amarci incondizionatamente, ma vuol dire anche riportare alla luce stralci di memoria che altrimenti sarebbero smarriti per sempre.
Questo è esattamente quello che sta facendo Alessandro Alessandrini che non ha mai dimenticato la promessa fatta al nonno Luigi Pagliuca oltre 45 anni fa, nel luglio 1972. “Ero un diciannovenne appena iscritto all’università, quando mi consegnò il diario con tutti i suoi scritti. Aveva chiesto a diverse persone di occuparsene, ma alla fine scelse di affidarlo a me. Il suo desiderio era che un giorno il suo lavoro fosse pubblicato, mi presi l’incarico morale di esaudirlo”.
“Sandrino” – così lo chiamava nonno Luigi – sta mantenendo fede alla parola data e, attraverso la collaborazione con il blog Capena1933.com, sono apparse sul web alcune delle preziose pagine che narrano la storia di un uomo e di un paese intero. Tutto è iniziato con la diffusione della poesia “L’archeologia”, un pezzo inedito che riporta al 1933 e alle origini del nome Capena (prima nota come Leprignano). La storia del paese fa da cornice ai racconti di vita di Luigi; la migrazione negli U.S.A, il periodo lontano da Capena e dal suo amore Pasqua Visca, le feste da ballo in quella che descrive come “La società del Carnevale”; tutto nei suoi scritti è ancora incredibilmente vivo e, per alcuni versi, attuale.
Luigi, classe 1887, aveva studiato fino alla terza elementare. Sapeva leggere e scrivere, ma sopra ogni cosa AMAVA leggere e scrivere, annotava qualsiasi evento e leggeva tutto ciò che gli capitava sotto mano: da Dante all’enciclopedia della scienza e della tecnica.Alessandro è romano di nascita, ma un pezzetto del suo cuore appartiene indiscutibilmente a Capena. “Ero un bambino degli anni ’50… all’epoca non c’erano baby sitter, asilo nido o centro estivo. Ma c’era la casa di nonno Luigi, pronta ad accogliere me e mia sorella per tutto il periodo in cui non andavamo a scuola”.
Il ragazzino era entusiasta all’idea di trascorrere del tempo in paese: la cantina in cui il nonno produceva vino, il profumo dell’olio appena molito e la vita lontano dalla città lo riempivano di gioia. Oggi Alessandro sta restituendo a Capena parte di quelle emozioni mai dimenticate e consegna ai capenati un pezzo importante della loro storia, soprattutto perché li esorta a volgere lo sguardo indietro, verso nonni e bisnonni che con le loro vite hanno molto ancora da raccontare.