di SIMONE IPPOLITI
ESCLUSIVA – Spirito di sacrificio e grande passione. Sono state queste le linee guida che ha seguito Tullio De Santis per affermarsi come uno dei migliori atleti della Sabina. Dalle prime volte in vasca, alle corse in pista, passando per il tiro, l’equitazione e la scherma, il suo grande amore. De Santis, atleta delle Fiamme Azzurre, ha conquistato anche un bronzo agli Europei del 2015 e ora è il secondo atleta sabino, dopo il suo maestro Andrea Valentini, ad essersi qualificato per gli assoluti di scherma – Avevo 6 anni quando è cominciato tutto facendo nuoto sotto consiglio medico, poi grazie a mio padre, ho iniziato a correre in gara la domenica. Pian piano allenandomi al centro di preparazione olimpica di Montelibretti mi sono avvicinato al Pentathlon Moderno.
A 14 anni però Tullio è stato quasi costretto a lasciare – Ho avuto la sfortuna che per motivi legati alla Federazione, non potevo più allenarmi a Montelibretti. Per questo, per non tradire la mia società di appartenenza e proseguire da un’altra parte, decisi di cominciare a giocare a calcio. Fu una vera scelta di cuore. Poi però, rincontrai Umberto Mazzini, che è ora il mio responsabile nella polizia penitenziaria. Grazie a lui ripresi in mano il mio destino sportivo.
Quell’amore per la scherma scoperto quasi per caso e i tanti sacrifici per lo sport – Come detto fino ai 14 anni ho fatto nuoto, corsa e tiro, come era previsto dal Pentathlon moderno. Quando avevo 17 anni però trovai nella palestra di allenamento uno scatolone che conteneva tutto il materiale sportivo. Presi in mano la spada e dal nulla cominciai a tirare di scherma. Nessuno inizialmente mi fece lezione, nessuna impostazione particolare. Fui praticamente un autodidatta. Purtroppo però – aggiunge Tullio – a quell’età è troppo tardi per cominciare. Per arrivare ad alti livelli bisogna iniziare prima, anche perché nello sport c’è bisogno di tanto sacrificio. Personalmente nel corso della mia gioventù “non esistevano” sabati sera e anche in estate dovevo allenarmi per Europei o Mondiali a livello giovanile e quindi non avevo possibilità di viaggiare. Ho il rimpianto anche di non aver dato il giusto peso allo studio, ma tra allenamenti e gare, non c’era veramente il tempo materiale per tutto. Se dovessi avere un figlio? Mi piacerebbe che iniziasse con il nuoto, anche per la tranquillità di quando si va in piscina d’estate.
Prossimo obiettivo gli assoluti di scherma a Gorizia – Già essermi qualificato tra i migliori 40 spadisti (tra i 2000 che concorrono ndr) è un ottimo risultato. Fisicamente sto bene anche grazie all’ottimo lavoro di Emiliano Brannetti e Cristiano Divizia che mi hanno rimesso in piedi in tempo record dopo la rottura di un legamento della caviglia. Anche dal punto di vista psicologico mi sento sereno. Ora che ho 31 anni ho raggiunto la maturità. Prima quando ero più giovane, determinati appuntamenti li vivevo con più tensione, ora è diverso. In questo sport – aggiunge Tullio – conta tantissimo “la testa”. In pedana hai di fronte un altro atleta che vuole vincere come te. E’ un gioco psicologico continuo nel trovare nell’avversario i punti deboli e sfruttarli a proprio vantaggio. Ringrazio il mio gruppo sportivo e il mio comandante che mi permettono ancora di essere un atleta.