L’assegno di divorzio è una contribuzione economica, erogata a favore del coniuge “debole”, stabilito dal Giudice verificati i presupposti previsti dall’art. 5 della L. n. 898/70. Nel maggio del 2017, con la rivoluzionaria “sentenza Grilli” la Cassazione ha superato il criterio del “tenore di vita”, ritenendo fondamentale l’indipendenza economica del coniuge e la capacità di quest’ultimo di soddisfare le proprie esigenze di vita. Orientamento questo modificato dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione nel luglio 2018, le quali hanno statuito che le condizioni economico-reddituali dei divorziandi, le ragioni della decisione di divorziare, il contributo dato alla conduzione familiare e alla formazione del patrimonio nonché la durata del matrimonio, sono tutti elementi rilevanti e di pari importanza. Pertanto, per determinare l’importo dell’assegno occorre verificare tutti i suddetti elementi, sottolineando la rilevanza dei cosiddetti. “sacrifici matrimoniali” quali la cura della prole, la rinuncia alla carriera e/o allo studio, nonché tutte le privazioni riguardanti la propria persona.
Sarà compito del Giudice accertare i “sacrifici” e la loro incidenza nella determinazione dell’assegno. In poche parole le “rivoluzioni” nel campo dell’assegno di divorzio sono ormai una costante, mutamenti continui che hanno generato eclatanti differenze anche tra casi simili.
Ad oggi, la situazione è la seguente: per determinare il diritto all’assegno e la sua quantificazione non è sufficiente basarsi sul “tenore di vita” della famiglia né sull’autosufficienza dell’ex coniuge, dovendo essere considerati i sacrifici che quest’ultimo ha sostenuto durante il matrimonio. In sostanza, da una parte si è voluto ridurre l’importo dell’assegno “divorzile” per consentire all’obbligato un’esistenza maggiormente dignitosa, dall’altro si è voluto tutelare l’ex coniuge economicamente più debole. Appare evidente che siamo ancora lontani dall’individuare la strada da percorrere per equilibrare detti interessi, insomma, in questa branca del diritto, un po’ come in amore, vale tutto… ed il contrario di tutto.