Per IPOVISIONE si intende una condizione in cui la capacità visiva è fortemente ridotta in entrambi gli occhi, tanto da condizionare e limitare fortemente lo svolgimento delle più normali attività quotidiane. In Italia almeno 1,5 milioni di persone sono ipovedenti a causa di malattie come il diabete, il glaucoma o le maculopatie. Oltre il 60% degli ipovedenti ha più di 50 anni perciò con il progressivo aumento della vita media, si prevede un aumento delle persone ipovedenti nei prossimi anni. In questi casi la vista persa purtroppo non può più essere recuperata, ma è possibile imparare a sfruttare al meglio le zone retiniche ancora funzionanti.
La riabilitazione visiva si occupa appunto di questo: attraverso un adeguato inquadramento della persona ipovedente si individuano i problemi oculistici responsabili della malattia, si intraprendono le terapie idonee per conservare e migliorare le capacità visive residue cercando di potenziarle. Si cerca perciò di superare alcune disabilità (ad esempio ritornando a leggere, oppure sapersi orientare dentro un negozio, o ancora effettuare alcune incombenze domestiche) recuperando socialità, comunicazione e finanche la progettualità.
Questo percorso richiede l’intervento di più figure con competenze specialistiche: lo psicologo, l’oculista riabilitatore e l’ortottista riabilitatore. Il percorso riabilitativo vero e proprio permette al paziente di usare i mezzi idonei a venire incontro alle sue richieste (occhiali speciali, lenti ingrandenti, mezzi elettronici o informatici). A volte vengono assegnati esercizi di coordinazione occhio mano, mentre in altri casi può essere necessario ricorrere alla stimolazione visiva ricorrendo ad uno strumento di biofeedback. Lo scopo è di consentire alla na ipovedente di utilizzare al meglio le aree visive ancora funzionanti così da migliorare la propria percezione visiva e ottenere un miglioramento della qualità di vita.

ECCO LA PAGINA DI QUI NEWS NELL’EDIZIONE DELL’11 OTTOBRE 2018

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