(pubblicata il 22 febbraio 2018) – La 90a notte degli Oscar, in programma il 4 marzo, è pronta a scatenare il tifo di chiunque ami il cinema. Chi salirà gli scalini che conducono al palcoscenico del Dolby Theatre, chiamato in Paradiso dalla formula magica, “and the Oscar goes to…”? Chi verserà lacrime, regalando commozione ai fan? Chi si limiterà a sobri ringraziamenti? Chi invece approfitterà dell’occasione irripetibile per scagliare invettive? Chi vedrà riconosciuto il proprio merito solo dopo anni di militanza? Chi invece applaudirà con un sorriso tirato il successo dei colleghi, pensando ad una prossima occasione, che forse non ci sarà mai? Potenziale asso pigliatutto? “La forma dell’acqua – The Shape of Water”, con 13 nomination. Ma la corsa verso l’en plein dell’onirica opera di Guillermo del Toro è tutt’altro che semplice. Per il Miglior film, previsioni incerte.
“La forma dell’acqua” si presenta forte della vittoria a Venezia. Ma l’originale racconto bellico di “Dunkirk”, il lucido spaccato della Deep America di “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”, il successo ai Golden Globe dell’ultimo arrivato “Lady Bird” danno concrete speranze a tutte queste pellicole. Per la Migliore regia riteniamo preferibile il visionario lavoro di Christopher Nolan in “Dunkirk”, che, con i voli della sua macchina da presa, dipinge la guerra come dramma collettivo in cui ogni possibile individualità è persa. Per il Migliore attore protagonista è strafavorito Gary Oldman, grazie alla sua camaleontica interpretazione di Churchill in “L’ora più buia”. Ma come trascurare la concorrenza di un mito come Daniel Day Lewis (“Il filo nascosto”)? Attenzione infine all’efebica bellezza e al giovanile disincanto di Timothée Chalamet (“Chiamami col tuo nome”). Nessun dubbio invece per la Migliore attrice protagonista: vincerà Frances McDormand, potente e strabordante in “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”. La qualità va ricercata fra i candidati al Miglior film straniero: l’ungherese “Corpo e anima”, il cileno “Una donna fantastica”, il libanese “L’insulto”, il russo “Loveless”, lo svedese “The Square”. Noi tiferemo sfegatatamente per il primo, la poetica e romanticissima pellicola di Ildikó Enyedi. Per il Miglior film d’animazione vincerà “Coco”, l’ennesimo capolavoro della Pixar. Nelle categorie tecniche ci aspettiamo un’incetta di premi da parte di “Dunkirk”, quanto meno per la splendida fotografia e la martellante colonna sonora di Hans Zimmer. Abbiamo volutamente omesso di menzionare finora Luca Guadagnino e non solo per scaramanzia.
Un regista italiano, con un film ambientato in Italia, ambisce a ben 4 statuette, fra cui quella più importante: una circostanza epocale. Eppure il regista siciliano, acclamato negli States, dove “Chiamami col tuo nome” ha avuto un successo trionfale, è misconosciuto in patria, dove in passato è stato anche ampiamente criticato. Una sua vittoria, che fortemente auspichiamo, avrebbe stavolta un retrogusto amaro e imporrebbe severe riflessioni a chiunque in Italia si occupa di cinema.