di ELEONORA FESTUCCIA/POGGIO MIRTETO – Chiunque abbia figli piccoli o nipotini non può non conoscerli: i PJ Masks sono gli eroi del momento. Tre amici che durante il giorno vanno a scuola e giocano come tutti i bambini, ma di notte cambiano identità e salvano la città con indosso i loro super pigiamini: blu quello di Gattoboy, verde per Geco e rosso per Gufetta. Una produzione anglo-francese, approdata in Italia da meno di due anni che ha fatto breccia nel cuore dei bimbi in tempi record. Mamme, papà, nonni e zii ne conoscono le battute a memoria e li nominano di continuo come “spalle educative”. “Sai che Gattoboy è così forte perché mangia la verdura? E Geco conosce tutte le paroline magiche… Grazie-Scusa-Per favore, per non parlare di Gufetta che lava sempre i denti prima di andare a dormire”. I Pj masks stanno segnando un’epoca, ma Flavio Biondi sembra non saperlo: Non immaginavo che i Pigiamini fossero così famosi in Italia – rivela quasi stupito a Qui news. Nulla di strano, se non fosse che proprio lui, poggiano DOC, lavora nel team che dona un’anima agli eroi del momento. Il suo lavoro non è cosa da niente: dare vita ai personaggi amati dai più piccoli è un compito di grande responsabilità. Un cartone animato non è solo un disegno a colori. È uno spicchio di vita che per ognuno assume un significato diverso, è il ricordo di un momento condiviso con mamma e papà, è l’esempio che vorremmo seguire nella nostra ingenuità, è una parte di mondo che non ci tradirà mai. In questo periodo Flavio si sta dedicando alla seconda stagione con il compito di supervisionare l’animazione. Sono il tramite tra il regista della serie e gli animatori – racconta con semplicità ciò che fa, come se il suo talento fosse una cosa all’ordine del giorno. Se gli chiedi in che modo si è accorto di avere delle doti creative, risponde di non essersene mai reso conto e di aver “solo” assecondato la passione per il disegno e l’animazione. Non ho mai pensato di avere un talento. In giro c’è gente più brava di me e ho ancora molto da imparare!


La modestia disarmante è forse uno dei suoi punti di forza, ma Flavio, checché ne dica lui, il talento ce l’ha eccome! Capacità che vanno oltre la passione, di cui per primi si sono accorti i genitori, quando ancora era un bambino; loro hanno avuto il merito di spronarlo senza riserve, lasciandogli comunque la libertà di seguire la propria strada. Hanno intuito delle potenzialità prima di me. Mio padre voleva che frequentassi un liceo artistico – anche se poi ho fatto lo scientifico – e mia madre ha insistito perché continuassi gli studi dopo il diploma, ma io ho capito molto tardi cosa volessi “fare da grande”. Alcuni colleghi si affacciano al mondo del lavoro a 20 anni, io invece ne avevo 23 quando mi sono iscritto all’Università ed ho iniziato a lavorare solo a 28. Oggi realizzo animazioni tramite un software di grafica 3d. Invece di disegnare a mano le varie pose dei protagonisti del cartone animato, utilizzo dei personaggi modellati tridimensionalmente. Però Flavio ha iniziato come tutti a mano libera, quando era ancora un bambino. Prima con i classici e poi lasciando spazio all’immaginazione. Da piccolo ero un accanito lettore di Topolino e spesso disegnavo i personaggi Disney. Il mio preferito? Direi Paperino. Poi, alle scuole medie, insieme ad altri due compagni, abbiamo scritto e disegnato qualche fumetto. I protagonisti erano dei personaggi piuttosto surreali chiamati “notai”. Spero – dice ricordando i bei tempi andati – che i miei ex compagni leggano queste righe e dedichino un pensiero ai mitici notai.

Di strada ne ha fatta il ragazzo, in tutti i sensi – Ho lasciato l’Italia la prima volta nel 2008 per andare a imparare l’inglese a Londra. Dopo aver cominciato la carriera da animatore in Inghilterra, sono tornato a Roma e ho lavorato in una società che stava realizzando un lungometraggio. Infine, sono approdato a Valance, cittadina francese ad un centinaio di km da Lione dove attualmente vivo e lavoro. Tantissimi i progetti che lo hanno coinvolto in questi anni: le più grandi soddisfazioni – racconta – sono arrivate quando ho lavorato a Skylander’s Academy e Elena di Avalor (in Italia rispettivamente su Netflix e Disney Channel ndr). Gratificazioni che ovviamente sono costate sudore e fatica, come accade ai tanti giovani che macinano chilometri inseguendo una passione. Penso che nel nostro Paese, nonostante molte difficoltà, ci siano ancora degli ambiti in cui la creatività è tuttora premiante. Purtroppo non è il caso dell’animazione, mancano studi in grado di produrre film o serie animate con una certa continuità e molti giovani che vogliono tentare questa carriera sono costretti ad andare all’estero. Se in futuro si presentasse l’opportunità mi piacerebbe certamente tornare.
Intanto, in quel di Valance, gli occhi di Flavio sono puntati su Alice, sua figlia – È ancora un po’ presto per i cartoni animati visto che ha solo un anno, spero che potremo crearne parecchi insieme non appena saprà tenere una matita in mano. E quando parlerà? Di certo girerà per casa al grido “SUPER PIGIAMINI FATE FESTA, SARÀ UNA GRANDE GIORNATA ANCHE QUESTA!!!” e allora, Flavio capirà dagli occhi luccicanti della sua bimba che animare gli eroi dei bambini fa battere il cuore anche a mamma e papà.

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