di LUCA PACCUSSE/LAS VEGAS – 59 morti e oltre 500 feriti in 9 secondi. L’ennesima strage americana per arma da fuoco si è consumata il 1 ottobre a Las Vegas, città simbolo del divertimento e del gioco d’azzardo. Durante un concerto di musica country un uomo bianco di 64 anni, Stephen Paddock, si è messo a sparare all’impazzata con armi automatiche da una finestra del Mandaly Bay Hotel, poi si è sparato il colpo che ha messo fine alla sua vita. Ex contabile in pensione, aveva fatto fortuna nel settore immobiliare, con la passione per il gioco (frequenti i suoi soggiorni negli alberghi per giocare al casinò) e anche per le armi, che aveva acquistato e registrato regolarmente solo per uso venatorio, fino a quel momento. L’uomo aveva collezionato un vero e proprio arsenale: gli investigatori hanno trovato almeno 42 armi da fuoco, tra pistole e fucili, in camera d’albergo e nella sua abitazione.
L’ISIS, che arranca sul campo di battaglia in Medio Oriente, si è pure attribuito la strage, affermando che Paddock si era “convertito all’Islam diversi mesi fa” cambiando nome in Abu Abd al-Bar al-Ameriki, ma si tratta quasi certamente di propaganda. Un passato oscuro in famiglia: suo padre Benjamin, nel 1969 era stato inserito dall’FBI nella famigerata Most Wanted List, la lista dei criminali più ricercati d’America e veniva descritto come “psicopatico con tendenze suicide. Molto pericoloso e da considerarsi armato”. La più grave sparatoria di massa della storia moderna degli Stati Uniti riporta alla mente tanti episodi: i 49 morti nel locale gay di Orlando nel 2014, i 20 bambini e 6 adulti nella scuola elementare di Sandy Hook nel 2012, le 32 vittime nel campus universitario della Virginia Tech nel 2007 o i 12 nella Columbine High School, 1999. Riemerge il tema della facile diffusione delle armi da fuoco.
Un diritto considerato “sacro” da coloro che si appellano al 2° emendamento della Costituzione americana e dalle lobby delle armi, ma che ha le sue evidenti conseguenze, basti pensare a come siano più pericolose le contemporanee automatiche che arrivano a sparare anche 100 colpi al minuto rispetto ai moschetti del 1791, quando venne adottato l’articolo in questione. Secondo un report del Congressional Research Service, negli USA ci sarebbero più armi da fuoco (357 milioni) che persone (318,9 milioni) con il 20% dei possessori che possiede il 65% delle armi. Chiunque abbia più di 21 anni, in quasi tutti gli Stati americani, può acquistare una pistola, mentre i maggiori di 18 anni possono acquistare un fucile o un fucile a canna liscia. Per l’acquisto è richiesto un documento di identità, in modo da registrare i dati e associarli a quelli dell’arma e verificare che la fedina penale sia pulita. I risultati sono evidenti: quest’anno ci sono state 11.600 morti legate alle armi da fuoco tra omicidi, suicidi o incidenti. “Era un uomo qualunque, qualcosa deve essere successo, deve aver perso la testa, siamo scioccati”, così Eric descrive suo fratello Stephen, l’omicida di Las Vegas. Quante altre “persone qualunque” saranno causa di follie di questo tipo per il diritto a possedere armi?